Quanto sei digitale? La sfida è nelle competenze

Immaginiamo una riunione su un tema “caldo” con un cliente, con dei colleghi o con il capo. Abbiamo poco tempo e siamo fisicamente lontani. Quante applicazioni ha ciascuno di noi sottomano per una videocall? 2, 3? Poi sentiamo una voce, che viene dal profondo, prima lontana e debole, poi vicina e forte. E quella voce dice: meglio vederci di persona!

Perché? Le cose importanti è giusto si discutano vis à vis, per una questione di rispetto dell’interlocutore, perché non sappiamo utilizzare l’applicazione, perché … perché …

Possiamo cavarcela di persona, ma non sentiamo di poter essere altrettanto efficaci attraverso una webcam. E’ una modalità “diversa”, non siamo abbastanza confidenti e non sempre ci sentiamo a nostro agio.

Si parla tanto di cultura digitale, ma ancora la si confonde con il livello di conoscenza delle tecnologie. Quello è importante, ma non crea automaticamente una mentalità digitale.

Davvero ci sono meno opportunità comunicative attraverso una webcam? Secondo noi no, ci sono solo nuove competenze da sviluppare. Si parla di competenze digitali, ma si dovrebbe parlare di digitalizzazione delle competenze. Comunicare efficacemente è una competenza, ma farlo attraverso una webcam è un’altra cosa. Essere empatici a distanza è possibile, ma ci sono aspetti che hanno un peso diverso a seconda che si sia seduti di fronte o che ci si parli attraverso uno schermo.

Se proviamo a ragionare sulle inquadrature, sulla voce, sul ritmo del discorso, sui tempi dell’incontro, l’efficacia cambia. La consapevolezza e la gestione di queste variabili rendono la comunicazione digitale efficace come quella analogica.

Questa logica è applicabile anche ad altre competenze. Pensiamo ai team virtuali e ai manager che devono coordinarli: persone che collaborano a distanza e che devono sentirsi una squadra, vivere come una squadra ma senza vedersi tutti i giorni. Non si può far leva sul gomito a gomito, occorre creare meccanismi di coordinamento che governino integrazione, confronto e conflitto, fuori da una stanza fisica in cui si ha il controllo presenziale di tutto, con nuove regole del gioco.

Non è una questione di ciò che è giusto o sbagliato, ci piace o non ci piace, l’onda digitale avanza e il cambiamento è inevitabile. Come un quindicenne senza telefonino rischia di sentirsi su un’isola deserta anche vivendo in centro città, così in un team dove gli avanzamenti sono pubblicati su un’agenda elettronica condivisa, chi non è in grado di usarla o non vuole, rischia l’esclusione. Per evitare il rischio hanno un ruolo importante sia l’azienda che le persone. Per questo individuiamo, formiamo e valorizziamo e-leader, digital change agent e digital coach.

L’evoluzione del contesto richiede l’evoluzione delle competenze. Le aziende spingono sulla digitalizzazione, remote o smart working, efficienza nelle comunicazioni (video, chat …) interne e con i clienti. I sistemi di competenze vanno aggiornati, a partire dalle singole declaratorie dei ruoli professionali. Noi suggeriamo questa leva come una delle più importanti, da inserire nei programmi di digital shift, proprio perché ha ricadute formali dirette sul ruolo e implica un “momento della verità” importante nelle fasi di valutazione professionale.

La digital transformation interna è fondamentale per sostenere quella esterna.

Le abilità vanno digitalizzate e allenate, perché tutti superino quel senso di disagio nel valutare una soluzione digitale rispetto a una analogica. Questo significa avere più opportunità!

Silvio Malanga

Silvia Lepore