Quante volte, durante un confronto con il tuo capo o collega, con un cliente, con tuo marito o moglie, ti è capitato di pensare “Chissà cosa gli passa per la testa?!?”
Ora è possibile scoprirlo! E non devi ricorrere alla sfera di cristallo né alla tua capacità di deduzione, ma semplicemente alla scienza…
Da anni la psicologia (e non solo) ha dato risposta a questo e simili quesiti lavorando su base empirica. L’osservazione dei comportamenti dell’altro infatti ci consente dall’esterno di risalire dalla reazione comportamentale alle riflessioni ed emozioni dell’individuo. Ma allora, cosa c’è di nuovo?
Le neuroscienze sono l’insieme degli studi scientificamente condotti sul sistema nervoso per comprendere i meccanismi che regolano i pensieri e le emozioni, e quindi i comportamenti.
La “novità” introdotta dalle neuroscienze sta nel passaggio dal comportamento dell’individuo al cervello. Questo ci consente, da un lato di raccogliere molte più informazioni direttamente dal cervello (non mediate dai processi di deduzione), dall’altro di produrre dei cambiamenti immediati e duraturi.
Facciamo un esempio… Sto presentando un’offerta a un cliente. Sono tesa perché si tratta di un incontro importante che peserà molto sul budget che devo raggiungere quest’anno. E anche sul mio livello di autostima.
Come faccio in una situazione del genere a gestire il mio livello di stress? Basandomi sulle conoscenze che ho, sono certamente in grado di capire quando il mio livello di stress supera la soglia dell’autocontrollo: arrossisco, aumentano sudorazione e palpitazioni, accelero il ritmo dell’eloquio… Questi segnali però vengono colti certamente anche dal mio interlocutore e possono incidere negativamente sull’immagine che sto dando all’altro. Inoltre devo fare uno sforzo consapevole per riallineare i miei comportamenti e, se me ne accorgo quando ormai il mio livello di stress è già salito, molto probabilmente non avrò la lucidità necessaria per continuare a occuparmi contemporaneamente dell’efficacia della mia presentazione gestendo le mie reazioni.
Sviluppare questa consapevolezza prima mi avrebbe consentito di reagire in modo diverso e più efficace.
La ricerca neuroscientifica ci fornisce i device necessari a monitorare il nostro “stato”, rilevando anche cambiamenti minimi non percepibili a livello di coscienza e innescando cambiamenti immediati da parte del cervello stesso, che modifica in tempo reale il comportamento non funzionale.
Il 60% dei nostri comportamenti è inconsapevole: renderli consapevoli aiuta a renderli utilizzabili.
Il solo fatto di poter osservare cosa accade nel cervello può indurre un cambiamento perché nel momento in cui il cervello acquisisce consapevolezza di un nuovo meccanismo più funzionale, è già cambiato! E quando il cervello apprende, poi applica automaticamente l’apprendimento in contesti simili, ovvero in contesti che provocano lo stesso arousal (l’attivazione della corteccia cerebrale necessaria a generare uno stato di vigilanza e quindi di adeguata ricezione degli stimoli provenienti dal mondo esterno).
Anche prima gli studiosi potevano utilizzare la risonanza magnetica per esempio per la visualizzazione funzionale (FMRI) per studiare il cervello. Oggi però le tecnologie a disposizione ci consentono di farlo direttamente nell’ambiente di lavoro.
Proprio stamattina un collega faceva una riflessione su quanto il suo approccio al rischio, normalmente abbastanza elevato di fronte a onde da cavalcare con il surf o altre sfide sportive, si riducesse al minimo in ufficio. Quello che ci interessa è proprio rilevare cosa accade in ufficio e nelle relazioni con le persone che vi lavorano, a contatto con la cultura organizzativa di quella realtà. Oggi la scienza ce lo consente. Tra l’altro gli strumenti impiegati consentono di indagare il cervello nella sua assoluta integrità, senza alcuna invasività e senza alcuna interferenza con le normali funzioni cerebrali. Cuffie per l’encefalogramma, bio feedback per rilevare la conduttanza cutanea, eye tracking per rilevare l’attività oculare…
In H2O abbiamo sviluppato diversi format inseriti in progetti di formazione e change management, ma ci sono certamente molte altre opportunità di applicazione che scopriamo nel confronto quotidiano con i nostri clienti. Questi studi lasciano infatti infiniti spazi alla creatività e all’immaginazione di uomini e donne d’azienda, non solo in ambito HR, ma anche in Direzione Commerciale, Marketing ecc…
Poiché H2O ha nella sua missione la ricerca e l’innovazione, abbiamo innanzitutto aggiornato il nostro modo di progettare la formazione e sviluppato format didattici ispirati da un’intuizione o da una scoperta neuroscientifica.
Ecco alcune aree su cui lavoriamo con un approccio di questo tipo:
- Gestione dello stress
- Vendita emozionale
- Coordinamento commerciale
- Empatia nelle relazioni
- Leadership
- Selezione e sviluppo
- Capacità decisionale e assunzione del rischio
- Change management
Stiamo attivando con i nostri clienti sperimentazioni che vorremmo estendere a sempre più ambiti.
Così ha origine la convenzione tra H2O e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e nello specifico con l’Unità di ricerca in Neuroscienze Sociali e delle Emozioni guidata dalla Professoressa Michela Balconi, su un progetto di ricerca che ambisce a valorizzare, attraverso nuovi format e modelli, le scoperte neuroscientifiche per potenziare le pratiche formative e di sviluppo.
Se qualcuno ha già avviato sperimentazioni simili o è curioso di saperne di più… scrivi@h2ogroup.it
Grazie dell’attenzione!
Silvia Lepore
Silvio Malanga
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